Elaborati alunni classe 3^C della Scuola Giovanni Cena di Perugia
INQUINAMENTO … AIUTO!
Sono a casa, devo fare il compito e vedo scritto: “INQUINAMENTO”.
Sotto c’è l’immagine di un gabbiano coperto di petrolio, io non ho mai visto una cosa del genere!
Chiudo gli occhi e ripenso al mare che ho visto in estate .
Sento il rumore delle onde che sbattono sugli scogli, sono bianche, sembrano bollicine frizzanti, scivolano delicatamente sulla riva sabbiosa o tra i sassi.
Poi si ritirano e lasciano tanti laghetti tra un sasso e l’altro dove i granchietti fanno il bagno come se fossero le loro piscine. Le onde trasportano le conchiglie che tintinnano come dei campanellini.
Il vento che soffia leggero per non rovinare l’atmosfera gioiosa, porta il profumo di salsedine.
Intanto il sole caldo dell’estate riflette la sua luce sull’immensa distesa d’acqua e i gabbiani festosi salutano il nuovo giorno.
Il mare con il suo movimento incessante racconta le storie vissute: storie di pesci, alghe, subacquei, pirati, sirene, sottomarini, bottiglie e ora di “navi-carretta”!
Il mare parla delle sue amiche: Alta Marea, che gioca sempre con la Luna e la fa arrabbiare perché è un po’ agitata, e Bassa Marea, che, invece, scherza col Sole, ma l’amica a cui è più affezionato è Spiaggia, con lei si incontra sempre.
Hanno la stessa passione, sono tutti e due collezionisti: il mare lascia sempre una conchiglia, un sassetto colorato verde, giallo, rosso, qualche volta una stella, o un cavalluccio.
La Spiaggia è felice, si lascia accarezzare e riempire di oggetti, anche i più curiosi.
Oggi, però, è una brutta giornata: il cielo è grigio più del piombo, il mare è agitato più che mai e si sente soffocare. L’acqua non profuma più, c’è cattivo odore.
“Mare, che ti è successo?” chiede Spiaggia.
Quella mattina, infatti, arriva solo un gabbiano sporco e malconcio .
Un’onda si fa spazio tra una piatta coperta nera che lo sta ricoprendo.
“Ciao, amica mia… sto soffocando… guarda come sono ridotto, c’è una nave che sta perdendo petrolio!”.
Improvvisamente apro gli occhi … non voglio pensare ad un mare così!
STANCHETTO E FELICETTO
Era un bellissimo tramonto.
Un tramonto estivo, di quelli con i raggi assopiti del sole che salutano i bagnanti e illuminano lo specchio d’acqua che appare di mille colori.
Luca sta seduto sulla spiaggia e guarda l’immenso mare che si stende davanti ai suoi occhi.
È dispiaciuto. Quello è l’ultimo giorno di vacanza, deve lasciare il mare e gli amici incontrati in estate.
È triste, ricorda i bei tuffi nell’acqua fresca, i salti sopra le onde alte che lo avvolgevano e lo eccitavano quando il mare era particolarmente mosso.
Improvvisamente un’onda si alza e attira l’attenzione di Luca. Sembra il volto di un vecchietto dall’aria simpatica.
Luca guarda con curiosità, non c’è nessuno, ma gli sembra di udire una voce che dice: “Non essere triste, avvicinati, voglio raccontarti una bella storia, ne conosco tante!”.
Il mare racconta che, data la sua età, ha visto tante cose, ma soprattutto tanti bambini che lo hanno amato e lo amano perché, in fondo, è come loro, con le sue onde che continuamente si infrangono sugli scogli, testarde e capricciose.
Qualche volta calme, tranquille o dispettose, come quando portano via i castelli di sabbia o cancellano le orme dei bagnanti lungo la riva.
Poi il grazioso vecchietto, per consolare Luca, comincia a raccontare la storia del pesciolino Stanchetto e dell’amico Felicetto, due dei suoi tanti abitanti.
<<Stanchetto era un gran pigrone e Felicetto non poteva mai stare fermo.
Tutti e due, tuttavia, nonostante la diversità di carattere, erano molto curiosi.
Un giorno decisero di andare alla ricerca del tesoro dell’eterna felicità, di cui tutti i pesci erano alla ricerca da lungo tempo.
Stanchetto, incitato da Felicetto, piano piano passava in mezzo ai mille ostacoli
nascosti nei fondali marini e urlava: “Aspetta!”.
Felicetto lo esortava e lo aiutava a togliersi qualche alga rimasta impigliata tra le pinne, poi faceva una bella virata e via … riprendeva a guizzare veloce.
“Pista! Pista! Fatemi passare!”.
Gridava a tutti quelli che incontrava: cavallucci, cozze, vongole, pesci di ogni tipo…
Una graziosa stella marina adagiata sul fondale un giorno gli disse:
“Attento, Felicetto, datti una calmata o finirai per farti del male!”.
Felicetto ormai voleva trovare il tesoro, guizzava e correva da tutte le parti come una freccia finché, davanti a lui, si presentò un’enorme bocca spalancata.
Frenò all’istante e per poco non si ruppe la coda!
Ormai era dentro la bocca e al buio e, disperato, chiamava Stanchetto :
“Aiutooo! Stanchetto, aiuto! Sono qui dentro!”.
Stanchetto, che era sempre in ritardo, sentì la voce dell’amico, vide l’enorme pesce e capì il pericolo che stava correndo Felicetto.
Come al solito, si mosse piano piano, andò sotto la pancia del grande pesce senza farsi vedere e con le pinnette gli fece il solletico.
Il pesciolone si mise a ridere così forte che aprì la bocca e Felicetto, che stava per essere ingoiato, guizzò fuori con rapidità.
I pesciolini si presero per le pinne e…via, di fuga!
Felicetto trascinava Stanchetto che così poteva nuotare velocemente finché riuscirono a nascondersi.
Quando ripresero fiato, muovendo rapidamente le branchie, si resero conto di aver trovato il vero tesoro: l’AMICIZIA!>>.
A questo punto un’altra onda accarezza i piedini di Luca e adagia sulla sabbia una conchiglia.
“Ecco, io sarò sempre con te, anche quando sarai lontano. Avvicinala all’orecchio quando ti sentirai solo … Ciao, devo andare, non posso fermarmi!”.
Il mare, pur continuando il suo movimento, improvvisamente si placa, racchiudendo i suoi tesori.
Luca ora è felice, lo saluta, prende in mano la conchiglia e corre dai suoi genitori che lo chiamano.
Il mare sarà sempre con lui.
MARE, TERRA E … ALTRO
Ero al mare.
Un giorno, visto che i colori del cielo e del mare si mischiavano, sono rimasto incantato a guardare. Fu allora che un’onda dispettosa venne a sbattere sulle mie gambe, mi sembrò di vedere due occhietti vispi e birichini che mi dicevano:
“Vieni a giocare con me! Vuoi sapere la storia?”.
“Puf”, un’altra onda!
E tra un “puf” e l’altro, sentii una voce che raccontava come milioni e milioni di anni fa c’era solo: acqua, acqua, acqua…
L’acqua si sentiva così sola, che per il dispiacere dimagrì e lasciò emergere qualche montagna, qualche pezzo di terra fino a diventare come è oggi.
I suoi abitanti? Alcuni mangiarono così tanto che divennero enormi pesci e altri rimasero piccoli; qualcuno preferì fare qualche saltello sulla terra così poteva stare fuori o dentro l’acqua; altri ancora, visto che c’era spazio, iniziarono a camminare sulla terraferma e impararono a mangiare quello che trovavano.
“Puf”, un’altra onda si infranse di nuovo sulle mie gambe, ritornò indietro con la sua bianca schiuma: era il mare, immensa distesa d’acqua che emana un delicato profumo di salsedine, che mi allieta con la sua brezza e non smetterà mai di vivere